Lavorare il legno
Dopo aver parlato del legno, dal punto di vista estetico e di tutti gli attrezzi necessari per lavorarlo si può ora vedere che cosa è possibile fare e come lo si può fare. In pratica di tutto, ma è ovvio che per poter sfruttare le infinite possibilità offerte da questo materiale, bisogna essere in grado di eseguire tutte le operazioni che consentono di trasformare un pezzo di legno grezzo o semilavorato in un oggetto finito.
È chiaro che bisogna procedere per gradi: fare cose semplici per passare poi, via via, in base all’esperienza acquisita, a lavori più impegnativi. In ogni caso è buona norma, prima di cominciare, avere le idee chiare sulle dimensioni che dovrà avere l’oggetto, sul tipo di legno che meglio si presta a quel determinato lavoro e, soprattutto, sul modo di collegare tra loro i vari pezzi.
È inoltre consigliabile fare un disegno in scala di ciò che si vuol costruire in modo da poter stabilire in anticipo il quantitativo di materiale che occorre. In base al modello si può far tagliare i vari pezzi necessari oppure riportare sul legno lo schema di taglio, in grandezza naturale, servendosi di una matita da falegname, riga e squadra. In quest’ultimo caso è necessaria la massima precisione per non trovarsi poi, a taglio effettuato, con pezzi di dimensioni insufficienti o addirittura diverse fra loro. Ecco come si procede. Tracciato il profilo delle varie parti si esegue il taglio (occorre una sega adatta e ben affilata) facendo attenzione di seguire sempre il senso delle fibre del legno. Una volta ricavati i pezzi delle giuste dimensioni si effettuano eventuali fori o intagli, secondo l’assemblaggio previsto per passare da ultimo al montaggio e alla successiva rifinitura. Queste, a grandi linee, le sequenze delle varie operazioni necessarie per dar vita a un piccolo mobile, a uno scaffale e così via. È opportuno comunque esaminarle una per una con maggiore chiarezza.
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Tagliare. Se non si acquistano i vari pezzi già tagliati in misura, è necessario procurarsi una sega perfettamente affilata e di tipo adatto al lavoro che si deve eseguire. Il pezzo da segare va tenuto ben fermo, usando preferibilmente dei morsetti e facendo attenzione che il lato che deve rimanere in evidenza sia rivolto verso l’alto; può infatti accadere che la superficie inferiore si scheggi rovinandosi leggermente. Si inizia a tagliare appoggiando la sega sullo spigolo di partenza e praticando una leggera incisione nel legno; la lama va tenuta appena appena inclinata rispetto al piano di lavoro, per poter seguire meglio il tracciato-guida. Solo quando la sega è affondata nel legno per oltre metà della lama, si può cominciare a disporla a 45°-60°. Occorre tener presente che, per le sue caratteristiche, la sega lavora quando viene spinta in avanti, per cui la pressione necessaria al taglio va effettuata nel movimento di andata, mentre quello di ritorno deve essere molto leggero. Occorre lavorare con regolarità, evitando di forzare o dare strappi che potrebbero scheggiare il legno. Verso la fine del taglio, è opportuno sorreggere con la mano sinistra il pezzo di legno che dovrà staccarsi per evitare scheggiature. Se, per un errore di impostazione, la lama della sega tendesse a deviare dalla linea di taglio tracciata, piuttosto di insistere nella stessa direzione, è meglio rivoltare il pezzo e iniziare il taglio dall’altra parte. Per segare pannelli di compensato o paniforte, è bene usare una sega a dentatura fine. Tenendo la lama con una inclinazione proporzionale allo spessore del pezzo (più è sottile, meno la lama deve essere inclinata). Dovendo tagliare tavole di un certo spessore, è consigliabile tracciare prima, su ogni faccia, una linea di guida e inciderla con la sega, in modo che il taglio risulti guidato anche lateralmente. Infine, per tagli obliqui o profili sagomati, bisogna usare una piccola sega a dorso oppure, preferibilmente, una delle apposite guide per tagli obliqui.
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Forare. Per questa operazione occorrono strumenti manuali o elettrici (ad esempio un trapano con le apposite punte del legno), che vanno usati a velocità sostenuta per fori di piccole dimensioni e a velocità, più ridotta per fori grandi. È ovvio che le punte devono essere in condizioni perfette e ben affilate (a tale scopo bisogna stare attenti a non farle cadere e evitare di utilizzarle per lavori diversi da quello cui sono destinate); per facilitare la capacità di penetrazione si può passarle con un po’ di sapone asciutto o di olio minerale. Il pezzo da forare deve essere fissato al piano di lavoro con dei morsetti (per non rovinare la superficie, è buona norma interporre tra la morsa e il pezzo uno spessore di legno). Per evitare che la punta, nell’intaccare il legno, devii dalla posizione in cui il foro va praticato (precedentemente indicata con una matita) è consigliabile praticare con un punteruolo una tacca che serva da invito. Se si lavora con un trapano manuale (girabecchino) la punta va appoggiata perfettamente verticale alla superficie girando poi la manovella con una pressione piuttosto forte. Con il trapano elettrico la punta deve essere invece appoggiata quando il motore è già in moto, per evitare la possibilità di deviare dalla esatta centratura. La pressione in questo caso deve essere leggera. Dovendo forare due pezzi uguali, nello stesso punto, si sovrappongono perfettamente e si fissano tra loro mediante due morsetti, trapanandoli poi insieme. Se ciò non è possibile, perchè lo spessore dei due legni uniti supera la lunghezza della punta del trapano, basta forare il pezzo superiore e lasciare che la punta penetri leggermente in quello sottostante; la tacca così ottenuta è sufficiente per procedere col secondo foro. Se il foro è molto largo (e non si ha una punta adatta), si traccia prima con la matita la circonferenza, poi con una piccola punta si praticano tanti piccoli fori ben ravvicinati; quindi con un seghetto ad arco o un foretto si sega il legno rimasto tra un foro e l’altro, ottenendo quindi un’apertura a bordi dentellati che andrà poi rifinita con una raspa. Per fare dei fori ciechi, basta applicare sulla punta del trapano qualcosa che serva a segnalare quando è stata raggiunta la profondità voluta. Esistono in commercio degli indicatori di profondità molto pratici; in alternativa si può utilizzare un blocchetto di legno forato.
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Piallare. Anche se si acquistano legni già piallati, può capitare che la superficie o uno spigolo, debbano essere rifiniti o che si debba ridurre un pezzo di pochi decimi di millimetro. In tal caso si usa la pialla che va manovrata, tenendola saldamente impugnata con la mano destra sulla estremità posteriore, mentre con la sinistra si afferra la parte inferiore, per guidare l’attrezzo. La pialla deve essere fatta scorrere con regolarità avanti e indietro sulla superficie da levigare, esercitando una certa pressione all’andata e tenendo la mano più leggera al ritorno. Il pezzo da piallare deve essere ben fissato al piano di lavoro, con la superficie disposta perfettamente orizzontale. Prima di iniziare la piallatura, bisogna accertarsi che la sporgenza delle lame sia la stessa lungo tutta la lunghezza: per farlo basta regolarla con il controferro che la tiene fissata. Bisogna anche regolarla secondo il tipo di legno da lavorare: se si tratta di legno duro la lama deve essere poco sporgente poichè il lavoro è solo superficiale, mentre per i legni teneri, dove è necessario penetrare in profondità, la sporgenza dev’essere maggiore. Durante la lavorazione è bene controllare di tanto in tanto che non si stia asportando più legno del necessario, creando così concavità anomale. È importante, infine, che la pialla lavori sempre nel senso delle fibre del legno. Si suggerisce di fare un po’ di pratica su un pezzo di legno di scarto, prima di iniziare il lavoro vero e proprio.
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Scalpellare. Lo scalpello è lo strumento specifico per realizzare incastri dove debbano essere inserite cerniere, serrature o maniglie. Deve essere perfettamente affilato, (attenzione quindi a maneggiarlo con cura) e va usato percuotendolo con il palmo della mano, oppure con un martello o un mazzuolo di legno, secondo la quantità di legno da asportare. Il pezzo da intagliare deve essere saldamente fissato e lavorato sempre seguendo il senso delle fibre. Si inizia intaccando i contorni della parte da asportare, già segnata con la matita: una volta tracciato il perimetro, si appoggia lo scalpello con la lama obliqua e si danno piccoli colpi con mano leggera, intaccando prima il contorno e asportando poi man mano il legno fino alla profondità desiderata. L’intaglio va quindi rifinito utilizzando la raspa.
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La rifinitura. I pezzi di legno che siano tagliati, forati, piallati, o scalpellati (e quindi ormai nella fase finale della lavorazione) si rifiniscono poi con raspe e lime per levigare la superficie. Gli attrezzi vanno passati con una leggera pressione nel senso delle fibre e, se possibile, guidati con entrambe le mani. Successivamente, e prima di passare alla verniciatura o alla lucidatura, il legno va preparato in modo adeguato, cioè ripulito da eventuali incrostazioni e imperfezioni, tipo fessure, scheggiature o piccolissime cavità. Per far ciò si riempiono le parti di stucco da legno (in vendita presso qualunque colorificio); una volta asciutto lo si ripassa con carta vetrata per togliere eventuali eccedenze. La carta vetrata si usa anche per lisciare la superficie; un piccolo trucco, suggerito dagli esperti del mestiere, è quello di non ritagliare il pezzo di carta del foglio nella quantità necessaria, ma di strapparlo, in modo che i bordi rimangano più morbidi, e successivamente stropicciarlo leggermente con le mani. La carteggiatura si esegue seguendo con cura le fibre del legno, per non intaccarne la superficie e provocare delle chiazze. Inoltre, il pezzo di carta vetrata va avvolto su un supporto (come, ad esempio, un pezzo di legno ad angoli smussati) in modo da poter esercitare una pressione uniforme. Per un lavoro a regola d’arte, dopo aver carteggiato, si consiglia di inumidire leggermente il legno usando una spugnetta o uno straccio imbevuto di acqua calda (attenzione a non bagnare troppo perchè il legno potrebbe deformarsi). Per carteggiare superfici ampie senza eccessiva fatica, è meglio usare la levigatrice orbitale (vedere nell’elenco degli attrezzi) il cui uso è molto semplice: si passa striscia per striscia seguendo la direzione delle fibre senza mai soffermarsi a lungo, per evitare di provocare degli avvallamenti.
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Verniciare. A parte motivi estetici, il legno deve essere verniciato anche per proteggerlo dall’umidità e dai parassiti e per impedire che lo sporco penetri nei pori, provocando poi macchie indelebili. Esistono in commercio moltissime varietà di vernici, adatte ad ogni tipo di legno, che formano una pellicola protettiva assai tenace e duratura. La verniciatura è assolutamente indispensabile per i legni destinati a rimanere all’aperto (panche, recinzioni, mobili da giardino); vi sono vernici apposite che formano una pellicola elastica e resistente a umidità e variazioni climatiche. Ci sono poi i prodotti cosiddetti impregnanti che proteggono il legno in profondità, senza formare pellicole superficiali. I sistemi di verniciatura sono diversi: per piccole superfici si possono usare le bombole spray; per quelle grandi, invece, è meglio utilizzare la pistola a spruzzo elettrica. Naturalmente si può utilizzare anche il pennello che deve essere molto morbido e di misura adatta alla superficie da verniciare.
Verniciare a smalto. È consigliabile dare un fondo con pittura opaca, da stendere con un pennello a spatola. Quando è asciutta va levigata con carta vetrata molto fine. Lo smalto deve essere fluido al punto giusto, poichè se è troppo denso non si riesce a tirare bene e se è troppo fluido cola. Se si deve allungare, è necessario usare gli appositi diluenti, nelle proporzioni indicate sulle confezioni.
Verniciare al naturale. Si usano vernici trasparenti, lucide o satinate che vanno diluite con acquaragia o altri prodotti similari. Se si devono applicare su mobili da esterno, richiedono un fondo di impregnante (che protegge il legno) sul quale si applicano due mani di vernice, una più diluita e l’altra più concentrata.Vernici e smalti vanno stesi a piccole porzioni, senza impregnare troppo il pennello e formando uno strato sottile e uniforme. Il pennello si tiene in posizione quasi perpendicolare (sui piani orizzontali), esercitando una leggera pressione e incrociando le pennellate in modo che la vernice risulti uniforme. Se si devono verniciare delle superfici verticali si parte dall’alto, passando il pennello prima in senso verticale, poi in senso orizzontale e poi di nuovo in verticale, andando dal basso verso l’alto. Non interrompere mai il lavoro, senza aver finito di passare la prima mano di vernice; lasciare asciugare e iniziare con la seconda.
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Lucidare. Esistono in commercio alcuni prodotti specifici: sono colori all’anilina, in polvere, disponibili in numerose tonalità, che si applicano con un normale pennello, che va passato prima nella direzione delle fibre, poi in senso trasversale, in modo da impregnare tutta la superficie in modo uniforme. Prima della tinteggiatura il legno va trattato con una sostanza turapori, liquida o in pasta (da applicare con pennello o con tampone) e successivamente carteggiato.
Lucidatura a cera. Si effettua con prodotti in pasta a base di cere animali e vegetali, sciolte in acquaragia. Occorrono due applicazioni, con un intervallo di 24 o 48 ore tra la prima e la seconda, e una lucidatura finale con un panno di lana.
Lucidatura con vernice a base di gommalacca. La vernice, già pronta all’uso, è disponibile sia incolore, sia leggermente colorata. Si applica con un tampone avvolto in una pezzuola di lino o un batuffolo di stoppa. Il tampone va ripetutamente passato prima nel senso delle fibre del legno, poi in senso trasversale e infine, con movimento circolare, su tutta la superficie. Dopo l’applicazione del primo strato, si lascia essiccare almeno due giorni e si ripassa poi col prodotto un po’ più diluito. A verniciatura ultimata il legno deve essere trattato con un tampone appena imbevuto di alcool.
Buoni risultati si ottengono anche con le vernici alla nitrocellulosa che hanno il vantaggio di asciugarsi molto rapidamente.
Buongiorno, avrei bisogno di un consiglio: vorrei ridipingere (cambiando colore e utilizzando colori coprenti) dei mobili in abete verniciati all’anilina che avevo acquistato anni fa, ma non so come procedere e quali prodotti utilizzare.
Immagino che debba prima o sverniciarli o carteggiarli…
Inoltre, con l’uso prolungato, si sono fatti alcuni piccoli avvallamenti che immagino di poter stuccare: anche in questo caso avrei bisogno di un consiglio.
Grazie in anticipo per i consigli che potrete darmi.
Antonella