Il mercato dei mutui in Italia
Il mercato italiano dei mutui resta poco sviluppato rispetto a quelli degli altri Paesi europei, con crediti alle famiglie erogati da intermediari creditizi per l’acquisto di abitazioni che a fine 2006 erano pari al 16,6% del Pil, contro il 45,6% dell’Ue. Tuttavia, anche grazie ai nuovi prodotti messi a punto dalle banche per andare incontro alla clientela (prestiti più lunghi, maggiore elasticità dei rimborsi, capitale di partenza limitato), tra il 2001 e il 2006 l’Italia ha registrato un tasso di crescita del 17,8%, contro la media Ue dell’11,2%. Questo lo scenario descritto dalla Banca d’Italia, in un’indagine sulle caratteristiche dei mutui alle famiglie condotta nel 2007 dalle proprie filiali su un campione di oltre 300 intermediari. La crescita dell’indebitamento delle famiglie, è stata favorita in particolare da due elementi: dai mutamenti normativi introdotti dal Testo unico bancario del 1993, che ha determinato un aumento del numero di intermediari che operano nel comparto dei mutui alle famiglie; e dall’innovazione finanziaria, con l’ampliamento della gamma dei prodotti offerti e il loro allineamento, in parte, a quelli disponibili nei principali mercati europei. Un’evoluzione, questa, che beneficiato anche dell’ingresso di concorrenti esteri. Sul fronte dell’innovazione finanziaria, l’indagine evidenzia il ricorso a prestiti che hanno una durata particolarmente elevata, pari o superiore ai 30 anni (dall’8,9% degli intermediari che li offriva nel 2001 si è passati al 59,2% del 2006, mentre nel 2006 i contratti hanno un’estensione media di 21 anni); i contratti che consentono una maggiore elasticità nel profilo dei rimborsi, tra cui i mutui caratterizzati da rate di ammortamento costanti e durate variabili in funzione dell’andamento dei tassi di interesse di mercato, che sono offerti da quasi il 70% del campione; i contratti che permettono un apporto di capitale personale limitato, finanziando più dell’80% del valore dell’immobile, disponibili in tre banche su cinque (nella media del campione, i finanziamenti erogati nel 2006 coprivano poco meno del 70% del valore dell’immobile). Nonostante tutte queste innovazioni, però, secondo lo studio il mercato italiano resta meno evoluto anche sotto la varietà dei prodotti offerti: in particolare, si sottolinea l’assenza di contratti che permettano di ottenere anticipazioni a fronte dell’investimento della ricchezza familiare in un immobile.Lo studio, infine, dedica spazio alla tecnica del ‘credit scoring’, vale a dire quell’insieme di metodologie statistiche di varia natura, in grado di sintetizzare in un indice il grado di rischio di chi sottoscrive il mutuo, attraverso le informazioni disponibili: una sorta di identikit del cliente, insomma, che comincia a farsi strada. Nel 2006, complessivamente il 51% degli intermediari aveva iniziato ad operare queste tecniche, contro poco più del 26% del 2003. Secondo Bankitalia, “l’introduzione delle nuove tecniche di valutazione dovrebbe facilitare l’ampliamento della gamma di prodotti offerti per soddisfare le diverse esigenze della clientela, in particolare quella più giovane e meno abbiente”.
Fonte: Ansa