Il rischio di insolvenza cresce in Italia
L’allarme lanciato dalla Banca d’Italia riguarda oltre 3 milioni di famiglie italiane che hanno acceso finanziamenti a tasso variabile negli ultimi anni per comprare casa. Ma l’Abi assicura: il nostro livello di indebitamento rimane il più basso d’Europa.
Ormai è chiaro che le famiglie italiane incontrano difficoltà sempre maggiori nel pagare la rata dei mutui. Con la conseguenza dell’aumento delle esecuzioni immobiliari per insolvenze sui mutui ipotecari. Secondo dati della Banca d’Italia, infatti, la consistenza dei prestiti contratti per l’acquisto di abitazioni da parte di quello che l’istituto definisce ‘famiglie consumatrici’ si è attestata alla fine del 2007 a 226 miliardi di Euro.
All’interno del totale, la quota di rapporti di sofferenza è nell’ordine dell’1,5% dei clienti titolari di prestiti per l’acquisto di immobili. In pratica, si parla di 40/50 mila famiglie, pari al 2 per mille del totale dei nuclei familiari italiani.
Il primo allarme era arrivato dalle associazioni dei consumatori. Quando Adusbef e Federconsumatori avevano segnalato la situazione di grave deterioramento del credito e il rischio di insolvenza per oltre 3 milioni di famiglie che si sono indebitate a tasso variabile negli ultimi anni anche per responsabilità delle banche.
Poi le conferme. Come la relazione annuale di Bankitalia, che riporta da un’indagine sulla concessione di mutui su un campione di banche, secondo la quale, l’aumento del tasso di default trova conferma nell’aumento dei tassi di insolvenza registrati dalla centrale dei rishi per il più ampio comparto del credito alle famiglie. Avvertono inoltre che il livello di rischio è ancora più alto per i mutui collocati attraverso canali distributivi non bancari e quando si associano condizioni contrattuali di tasso variabile o livelli di prestito elevati rispetto al valore dell’immobile.
Le famiglie italiane sono circa 24 milioni ed il 12% di esse ha sottoscritto un mutuo per la casa. Quelle in situazione di grave difficoltà sarebbero 40/50 mila unità pari ad appena il 2 per mille del totale dei nuclei familiari. Prescindendo dalle sofferenze e sommando ai mutui anche il credito al consumo e le altre forme di indebitamento, il numero di famiglie per le quali il debito assorbe una quota pari o superiore al 30% del reddito familiare ammonta a 330 mila unità, l’1,4% del totale.
A parziale consolazione, c’è da dire che, secondo dati rilasciati dall’Abi, l’Associazione delle Banche Italiane, il tasso di indebitamento del nostro paese rimane tra i più bassi a livello Europeo. Basti pensare che nel 2007, per l’Italia il rapporto tra consistenze del credito ipotecario residenziale rispetto al Pil è stato del 18%, contro il 32,2% della Francia, il 40,8% della Germania, il 54,4% della Spagna, il 78,2% della Gran Bretagna, con una media Ue intorno al 50%.
Del resto la stessa Banca d’Italia ha sottolieato come il mercato italiano dei mutui resta ancora poco sviluppato rispetto a quello degli altri paesi europei. I crediti erogati da intermediari creditizi per l’acquisto di abitazioni a fine 2006 erano il 16,6% del Pil, contro il 45,6% della media dell’Unione Europea. Ma anche grazie ai nuovi prodotti messi a punto dalle banche per andare incontro alla clientela, tra il 2001 e il 2006 l’Italia è cresciuta a un tasso del 17,8%, contro la media Ue dell’11,2%.
Fonte: Attico n°32 del 29/08/2008