Trecentomila esclusi dal rinegoziamento del mutuo
L’economista Galloni: «Abbattere il debito per le famiglie. Così le Banche non ci rimettono. L’Adusbef rassicura: «È fortunato chi non ha dato retta ai cattivi consigli dei consulenti».
«Il mutuo a tasso fisso resta un affare». Ne è convinto il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti che, conti alla mano, placa gli animi dei 300mila cittadini esclusi dall’accordo tra l’Abi e il governo. Secondo l’associazione a difesa degli utenti bancari, il risparmio di 850 euro l’anno a favore di 1.250.000 famiglie italiane, promesso da Palazzo Chigi, non è altro che una ‘bufala’.
«Fumo negli occhi degli allocchi», afferma perentorio Lannutti, che sul lungo periodo prevede una dilatazione della durata del debito, «gravato da interessi variabili legati all’Irs e fino alla copertura del debito residuo». Gli sconti, spiega il presidente dell’Adusbef, «saranno messi in coda alle rate, portando anche a 23-24 anni un prestito originario di venti». E al nove per cento dei mutuatari che hanno scelto la rata costante, consiglia di «non bersi le frottole del governo» e ritenersi fortunati per non aver ascoltato «i cattivi consigli delle banche».
È dello stesso parere l’economista Nino Galloni, esperto in materia di prestiti e autore nel 2007 del saggio ‘Il grande mutuo’: «La misura elaborata da Tremonti – afferma con convinzione – va nella direzione giusta per ristabilire un minimo di equità». Ma la strada da percorrere è ancora lunga, e quel nove per cento di contraenti legati al tasso fisso non è certo indenne dal caro-vita e dall’immobilità dei salari.
Per questa categoria di cittadini, in balia di rate costanti e piuttosto esose, l’alternativa proposta al governo da Nino Galloni è un accordo con gli istituti bancari per abbattere il debito dei consumatori: «Perché la rimozione dei depositi dal passivo non genera nelle banche una perdita, ma solo un mancato arricchimento». Dal canto suo, l’Aduc rinnova l’appello alla concorrenza: «Una soluzione trasversale a tutte le categorie di mutuatari – chiarisce il consigliere dell’associazione per i diritti dei consumatori, Domenico Murrone – è la mobilità degli utenti, che devono essere messi nelle condizioni di decidere di sostituire il proprio mutuo per godere di uno spread più basso». Una dinamica penalizzata, secondo l’Aduc, dalla «neogoziazione-beffa proposta dal governo, che consentirà alle banche di conservare i vecchi mutui, tanto remunerativi per loro e altrettanto costosi per i clienti».
Fonte: Quotidiano Il Firenze del 23 Maggio 2008