Federalismo e Ici: il Pdl boccia l’imposta sugli immobili
Tensioni nel governo; nella maggioranza emergono dubbi sul nuovo tributo previsto nella bozza Calderoli. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: niente tasse fino a quando ci saremo noi, si chiamino Ici o Giovannino. Fitto (Affari regionali): E’ un capitolo chiuso e superato, Berlusconi aveva preso un impegno e lo ha rispettato.
La presentazione della bozza del nuovo ddl sul federalismo fiscale, fatta dal ministro per la Semplificazione Legislativa, Roberto Calderoli, sta suscitando com’era prevedibile, polemiche e perplessità in seno alla stessa maggioranza di centro destra. Può il governo che ha abolito l’Ici introdurre, affidandola sempre ai comuni, una nuova tassa sugli immobili? E quale sarà poi la differenza tra i due tributi? Nell’un caso e nell’altro i soldi non escono sempre dalle tasche dei cittadini proprietari di una casa? Una cosa è certa: come aveva detto il ministro per le Riforme Umberto Bossi dopo ferragosto, quando annunciò la sua volontà di riportare l’Ici, i comuni italiani non possono restare senza fondi, pena la bancarotta.
L’abolizione dell’Ici, cavallo di battaglia di Berlusconi in campagna elettorale, ha aiutato il Pdl e la Lega a vincere le elezioni. L’idea di reintrodurla, magari con un altro nome, sta facendo venire a molti il mal di pancia. Sopratutto in Forza Italia e An.
Per questo motivo i ministri del Pdl sono subito scesi in campo per precisare, chiarire, puntualizzare le intenzioni del governo. «Fin quando ci saremo noi al governo non sarà reintrodotta nessuna tassa sulla prima casa, con nessun nome: Ici, Giovannino o quant’altro. Lo dico io ma penso di interpretare assolutamente in tal modo anche il pensiero di Forza Italia», ha assicurato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.
Secondo il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto, la previsione di un nuovo tributo, nell’ottica di un’autonomia finanziaria dei Comuni, non vuol dire «tassare la prima casa o la nuda proprietà ». Il ministro ha spiegato che si può «immaginare per esempio un intervento sul reddito prodotto». «Il progetto di riforma federalista che sta approntando il ministro Calderoli – afferma Mario Mantovani, sottosegretario alle Infrastrutture con delega alle politiche per la casa – contiene sicuramente diversi spunti positivi. Non può invece trovare sostegno l’idea di reintrodurre una qualsiasi forma di tassazione sulla prima casa.
‘Una casa per tutti, in proprietà’ è stato uno dei capisaldi dell’ultima campagna elettorale del presidente Berlusconi insieme alla promessa dell’abolizione dell’Ici. Il governo ha mantenuto fede agli impegni. Ora non vorremmo che questi pronunciamenti – prosegue Mantovani – allontanassero il consenso di quelle tante laboriose famiglie e di quei travet che, negli anni ’60-’90, invece di andare in vacanza o al bar, costruirono con sacrificio e sudore la propria casa. Insomma di nuove tasse non se ne parla proprio».
Secco no anche da parte del senatore Giovanni Collino, responsabile Enti locali di An. «Nella formulazione e nel progetto del federalismo l’Ici non potrà più riapparire. È una ipotesi tramontata e fin quando ci sarà An nel Pdl non ci saranno margini per riesumarla. Non possiamo continuare a colpire la casa, che è il vero patrimonio degli italiani e rappresenta per la maggioranza di essi una il frutto del lavoro di una vita».
Le opposizioni accusano: «Erano promesse elettorali». «L’abolizione dell’Ici è stata solo uno dei tanti modi in cui il Governo ha deciso di spargere abilmente fumo sugli occhi dei cittadini, esattamente come la questione Alitalia e quella dei rifiuti». A lanciare queste accuse è Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera. «Quanto viene fuori adesso – spiega Borghesi – era ampiamente prevedibile: i comuni non possono fare a meno di determinate cifre che fino ad ora ricavavano dall’imposta sugli immobili e così il risultato è che i cittadini avranno una tassa in meno da pagare, ma una, nuova, in più».
Bocciatura anche dal sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, secondo il quale bisogna riservare ai comuni la compartecipazione su Iva e Irpef «perchè sono le imposte che rispondono maggiormente alle strutture socio-economiche del territorio: l’Irpef sui redditi e l’Iva sui consumi».
Fonte: Quotidiano Il Firenze del 6 Settembre 2008
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